FREAMINE III

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Foglio illustrativo: informazioni per il paziente

FREAMINE III 8,5 % soluzione per infusione

Legga attentamente questo foglio prima che le venga somministrato questo medicinale perché contiene importanti informazioni per lei.

  • Conservi questo foglio. Potrebbe aver bisogno di leggerlo di nuovo.
  • Se ha qualsiasi dubbio, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere.
  • Questo medicinale è stato prescritto soltanto per lei. Non lo dia ad altre persone, anche se i sintomi della malattia sono uguali ai suoi, perché potrebbe essere pericoloso.
  • Se si manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere. Vedere paragrafo 4.

Contenuto di questo foglio:

  1. Che cos’è FREAMINE III e a che cosa serve
  2. Cosa deve sapere prima che le venga somministrato FREAMINE III
  3. Come le verrà somministrato FREAMINE III
  4. Possibili effetti indesiderati
  5. Come conservare FREAMINE III
  6. Contenuto della confezione e altre informazioni

Elenco capitoli

  1. 1. Che cos’è FREAMINE III e a cosa serve
  2. 2. Cosa deve sapere prima che le venga somministrato FREAMINE III
    1. Non le verrà somministrato FREAMINE III
    2. Avvertenze e precauzioni
    3. Bambini e adolescenti
    4. Altri medicinali e FREAMINE III
    5. Gravidanza, allattamento e fertilità
    6. Guida di veicoli e utilizzo di macchinari
  3. 3. Come le verrà somministrato FREAMINE III
    1. Uso nei bambini e negli adolescenti
    2. Se le verrà somministrato più FREAMINE III di quanto deve
  4. 4. Possibili effetti indesiderati
    1. Effetti che riguardano esami di laboratorio
    2. Segnalazione degli effetti indesiderati
  5. 5. Come conservare FREAMINE III
  6. 6. Contenuto della confezione e altre informazioni
    1. Cosa contiene FREAMINE III
    2. Descrizione dell’aspetto di FREAMINE III e contenuto della confezione
    3. POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE
    4. PRECAUZIONI PER L’USO
    5. SOVRADOSAGGIO
    6. Istruzioni per l’uso e la manipolazione

1. Che cos’è FREAMINE III e a cosa serve

FREAMINE III contiene aminoacidi (sostanze utilizzate dal corpo per la produzione delle proteine).
FREAMINE III è una soluzione per nutrizione parenterale, cioè che viene somministrata attraverso una vena, per soddisfare i bisogni nutrizionali di adulti e bambini.

FREAMINE III è indicato per pazienti in cui:

  1. non è possibile l’alimentazione per bocca;
  2. si ha cattivo assorbimento delle proteine assunte per bocca
  3. il fabbisogno nutrizionale è notevolmente aumentato, ad esempio per la presenza di ustioni (bruciature) estese.

Si rivolga al medico se non si sente meglio o se si sente peggio.

2. Cosa deve sapere prima che le venga somministrato FREAMINE III

Non le verrà somministrato FREAMINE III

  • se è allergico ad uno o più degli aminoacidi o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale (elencati al paragrafo 6);
  • se non produce urina (anuria);
  • se soffre di una grave malattia del fegato o del cervello (encefalopatia o coma epatico);
  • se soffre di una malattia ereditaria che non permette una corretta digestione degli aminoacidi

Avvertenze e precauzioni

Si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere prima di usare FREAMINE III.

Il medico la sottoporrà a frequenti esami del sangue/controlli durante il trattamento, specialmente nei primi giorni.

Il medicinale deve essere somministrato con cautela:

  • se soffre di problemi al fegato (insufficienza epatica)
  • se soffre di problemi ai reni (insufficienza renale)
  • se soffre di gravi problemi al cuore, come infarto e insufficienza cardiaca; in questo caso si deve fare particolare attenzione a non somministrare troppi liquidi (rischio di sovraccarico circolatorio)

Il medico valuterà se somministrare contemporaneamente soluzioni contenenti altre sostanze nutritive, come sali e zuccheri, a seconda della sua condizione.

Informi il medico se durante il trattamento un braccio o una gamba diventano gonfi, rossi, caldi e/o doloranti. Potrebbero essere manifestazioni di una trombosi venosa o di una flebite (vedere paragrafo 4.8).

Bambini e adolescenti

Il medico sottoporrà il suo bambino a frequenti esami del sangue/controlli durante il trattamento, specialmente nei primi giorni. Questo è particolarmente importante se il bambino soffre di una malattia ereditaria che impedisce una corretta digestione degli alimenti (vedere paragrafo 4.8).

Altri medicinali e FREAMINE III

Informi il medico se sta assumendo, ha recentemente assunto o potrebbe assumere/le potrebbe essere somministrato qualsiasi altro medicinale.

Gravidanza, allattamento e fertilità

Se è in corso una gravidanza, se sospetta o sta pianificando una gravidanza, o se sta allattando con latte materno chieda consiglio al medico prima che le venga somministrato questo medicinale.

FREAMINE III non è stato usato durante la gravidanza e pertanto l’assoluta sicurezza del suo impiego in questa condizione non è stata dimostrata.

Guida di veicoli e utilizzo di macchinari

FREAMINE III non influenza la capacità di guidare veicoli e di utilizzare macchinari.

FREAMINE III contiene sodio bisolfito

Raramente può causare gravi reazioni di ipersensibilità e broncospasmo.

3. Come le verrà somministrato FREAMINE III

Questo medicinale le verrà somministrato seguendo sempre esattamente le istruzioni del medico.

La dose verrà stabilita dal medico sulla base del suo peso, del suo stato di salute e del suo stato di nutrizione.

Riceverà questo medicinale tramite infusione in una vena periferica o centrale. L’infusione sarà effettuata solo da personale esperto di questo tipo di procedura.

Se ha dubbi consulti il medico.

Uso nei bambini e negli adolescenti

La dose verrà stabilita dal medico sulla base del peso, dello stato di salute e dello stato di nutrizione del suo bambino.

Se le verrà somministrato più FREAMINE III di quanto deve

È molto improbabile che le somministrino più soluzione per infusione di quella dovuta poichè il suo medico o l’infermiere la monitoreranno durante il trattamento. In caso di sovradosaggio, il medico la sottoporrà a specifici esami di laboratorio ed istituirà una idonea terapia.

Se ha qualsiasi dubbio sull’uso di questo medicinale, si rivolga al medico o all’infermiere.

4. Possibili effetti indesiderati

Come tutti i medicinali, questo medicinale può causare effetti indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino.

Effetti che derivano da complicazioni legate alla procedura di somministrazione

Reazioni locali come sensazione di calore e eruzione della pelle con arrossamento (eritema).

Effetti che riguardano esami di laboratorio

  • Squilibrio degli aminoacidi nel sangue
  • Livello anormalmente elevato di residui di azoto nel sangue (azotemia pre-renale)
  • Livelli elevati di ammoniaca nel sangue (iperammoniemia)
  • Livelli elevati di azoto nel sangue (iperazotemia)

Questi effetti indesiderati sono più probabili se soffre di problemi al fegato o ai reni.

L’iperammoniemia è particolarmente grave nei bambini piccoli, in quanto la sua comparsa in bambini con malattia ereditaria che impedisce una corretta digestione degli alimenti si associa spesso, anche se non necessariamente in rapporto causale, con il ritardo mentale.

Questa reazione appare correlata con il dosaggio, ed è più probabile che si sviluppi durante trattamenti a lungo termine. E’ essenziale controllare frequentemente i livelli di ammoniaca nel sangue del bambino (vedere paragrafo 2).

Segnalazione degli effetti indesiderati

Se manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, si rivolga al medico o all’infermiere. Lei può inoltre segnalare gli effetti indesiderati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo

http://www.agenziafarmco.gov.it/it/responsabili.

Segnalando gli effetti indesiderati lei può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.

5. Come conservare FREAMINE III

La conservazione prolungata in condizioni critiche (temperature superiori a 40 °C; inferiori a 0 °C)

può alterare l’aspetto della soluzione-colorazione fino a marrone scuro, torbido-e causare formazione di precipitato cristallino.

Non usi questo medicinale se nota che la soluzione non è perfettamente limpida o se risulta eccessivamente colorata.

Tenere questo medicinale fuori dalla vista e dalla portata dei bambini.

Non usi questo medicinale dopo la data di scadenza che è riportata sulla sacca dopo SCAD. La data di scadenza si riferisce all’ultimo giorno di quel mese.

Non getti alcun medicinale nell’acqua di scarico e nei rifiuti domestici. Chieda al farmacista come eliminare i medicinali che non utilizza più. Questo aiuterà a proteggere l’ambiente.

6. Contenuto della confezione e altre informazioni

Cosa contiene FREAMINE III

I principi attivi contenuti in 100 ml sono:

Gli altri componenti sono magnesio cloruro esaidrato, potassio acetato, sodio bisolfito, acqua per preparazioni iniettabili, acido acetico glaciale.

Descrizione dell’aspetto di FREAMINE III e contenuto della confezione

FREAMINE III al 8,5% in flaconi da 250, 500 e 1000 ml è una soluzione sterile, limpida, di colore giallo chiaro, libera da particelle.

È disponibile in:

  • confezione da 10 flaconi da 500 ml
  • confezione da 1 flacone da 250, 500 o 1000 ml

È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio e produttore

BAXTER S.p.A.

Piazzale dell’Industria 20 00144 Roma

Produttore

Bieffe Medital S.p.A.

Via Nuova Provinciale s.n.c.-

Grosotto (So)

Questo foglio illustrativo è stato aggiornato il:

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Le seguenti informazioni sono destinate esclusivamente agli operatori sanitari:

POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE

Alimentazione per via venosa centrale.

L’infusione per via venosa centrale va presa in considerazione quando le soluzioni di aminoacidi vanno miscelate a soluzioni ipertoniche di glucosio per promuovere la sintesi proteica nei pazienti ipercatabolici o con grave deplezione, oppure in quelli che necessitano di nutrizione parenterale per periodi prolungati.

Alimentazione parenterale per vena periferica.

Nei pazienti moderatamente catabolici o con moderata deplezione, nei quali non è indicata la somministrazione per via venosa centrale, soluzioni diluite di aminoacidi miscelate a soluzioni di glucosio al 5% vanno infuse nelle vene periferiche, unitamente ad eventuali somministrazioni supplementari di emulsioni di grassi, se disponibili.

Risparmio proteico.

Nei pazienti ben nutriti, leggermente catabolici, quali ad esempio normali pazienti post-chirurgici che necessitano di una nutrizione parenterale solo per brevi periodi, il risparmio di proteine può essere ottenuto somministrando per via periferica soluzioni di aminoacidi, con o senza glucosio.

La posologia, la via di somministrazione e l’apporto concomitante di calorie non proteiche, vanno regolati in rapporto a vari fattori, quali lo stato nutritivo e metabolico del paziente, la durata prevista dell’apporto nutritivo per via parenterale e la tolleranza da parte delle vene.

La dose totale di FREAMINE III all’8,5% dipende dal fabbisogno giornaliero di proteine e dalla risposta metabolica e clinica del paziente. La determinazione del bilancio azotato ed il controllo accurato giornaliero del peso corporeo e del bilancio dei liquidi sono i metodi di elezione per soddisfare le richieste individuali di proteine.

L’apporto giornaliero con la dieta di proteine è di circa 0,9 g per Kg di peso corporeo nell’adulto sano e di 1,4-2,2 g per Kg nel bambino in via di sviluppo e nei neonati.

Bisogna tener presente, comunque, che la richiesta di proteine e di calorie può essere notevolmente più elevata nei pazienti traumatizzati o malnutriti. Dosi giornaliere di aminoacidi di circa 1,0-1,5 g per Kg di peso corporeo per gli adulti e di 2-3 g/Kg per i bambini, con adeguate calorie, sono in genere sufficienti per soddisfare il fabbisogno proteico e promuovere un bilancio azotato positivo in questi pazienti, benchè dosi più elevate possono essere richieste negli stati catabolici gravi.
Somministrando queste dosi più elevate della norma, specie nei bambini, è necessario ricorrere ad esami di laboratorio più frequenti. Per il risparmio proteico nei pazienti ben nutriti che non ricevono calorie addizionali in quantità significative, dosi di aminoacidi di 1-1,7 g/Kg/giorno riducono significativamente le perdite azotate e risparmiano le proteine corporee. Se l’aumento del BUN

eccede i 20 mg% in 48 ore, l’infusione di aminoacidi va sospesa oppure si deve ridurre la velocità di somministrazione.

Quando la nutrizione parenterale è prolungata (più di 5 giorni) va presa in considerazione la contemporanea somministrazione di emulsioni di lipidi in modo da prevenire un deficit di acidi grassi essenziali. Se ciò non avviene, i liquidi serici vanno controllati con regolarità, per evidenziare una eventuale comparsa di deficit di acidi grassi essenziali.

Per un’utilizzazione ottimale degli aminoacidi si debbono fornire inoltre quantità opportune di elettroliti intracellulari, soprattutto potassio, magnesio e fosfato.

Circa 60-180 mEq di potassio, 10-30 mEq di magnesio e 20-80 mEq di fosfato al giorno vengono somministrati per ottenere una risposta metabolica ottimale. Si debbono somministrare anche quantità sufficienti dei maggiori elettroliti extracellulari: sodio, calcio e cloruro. Nei pazienti ipercloremici o colpiti da altri tipi di acidosi metabolica, il sodio ed il potassio vanno aggiunti come acetati o lattati, per fornire precursori del bicarbonato. Il contenuto degli elettroliti del FREAMINE III va tenuto presente quando si calcola l’apporto elettrolitico giornaliero. Gli elettroliti del siero, compreso il magnesio ed il fosforo, vanno controllati spesso. Si deve evitare di miscelare elettroliti incompatibili. Livelli di 10-15 mEq/l di fosfato, 5 mEq/l di calcio e 5-10 mEq/l di magnesio sono raramente incompatibili se miscelati adeguatamente.

Concentrazioni maggiori vanno aggiunte con cautela e adeguata miscelazione (evitando stratificazioni). Quote addizionali di calcio e di fosfato possono essere aggiunte a flaconi alterni.
Qualunque sia la forma elettrolitica, il liquido va esaminato per accertare la limpidezza della soluzione al momento della miscelazione, prima della distribuzione da parte della Farmacia, immediatamente prima della somministrazione e periodicamente durante la infusione. Se il paziente viene nutrito prevalentemente per via parenterale, dovrà ricevere anche vitamine, specie vitamine solubili in acqua.

Alimentazione per via venosa centrale.

L’alimentazione per via venosa centrale va presa in considerazione nel caso di pazienti gravemente catabolici e con deplezione grave, oppure nel caso in cui sia indicata un’alimentazione parenterale totale per periodi prolungati. Per ottenere un bilancio azotato positivo in questi pazienti, si consiglia un rapporto calorie-azoto di almeno 100-150 calorie non-proteiche per grammo azoto. Questi rapporti sono facilmente e convenientemente raggiunti con l’impiego di soluzioni concentrate di glucosio e, se richiesto, anche con somministrazioni supplementari di emulsioni di grassi per via parenterale. L’alimentazione parenterale totale va iniziata con miscele contenenti glucosio a concentrazioni più basse; il contenuto di glucosio va quindi gradualmente aumentato fino a raggiungere le previste necessità caloriche man mano che aumenta la tolleranza da parte del paziente.

Negli adulti miscele fortemente ipertoniche di aminoacidi e glucosio possono essere somministrate con sicurezza solo mediante infusione continua tramite catetere venoso centrale inserito nella vena cava.

Per un’utilizzazione ottimale dell’azoto infondere in 8 ore 500 ml di FREAMINE III all’8,5%, miscelato con glucosio concentrato, elettroliti e vitamine.

Se la somministrazione è inferiore alle dosi programmate, non tentare di riguadagnare il tempo perduto. Oltre a soddisfare il fabbisogno proteico, specie durante i primi giorni di terapia, la somministrazione va regolata anche in base alla tolleranza al glucosio del paziente.

L’apporto giornaliero di aminoacidi e glucosio va aumentato gradualmente fino a raggiungere la dose massima; frequenti determinazioni dei livelli di zucchero nell’urina e nel sangue indicheranno la gradualità necessaria.

In molti pazienti la somministrazione di calorie adeguate sotto forma di glucosio ipertonico può richiedere l’aggiunta di insulina esogena per prevenire l’iperglicemia e la glicosuria.

Quando la somministrazione di glucosio ipertonico viene sospesa bruscamente, infondere una soluzione contenente glucosio al 5%, per prevenire un’ipoglicemia da rimbalzo.

Alimentazione parenterale periferica.

Nei pazienti moderatamente catabolici e con moderata deplezione che necessitano di nutrizione parenterale e nei quali non sia indicata la somministrazione per via venosa centrale, Il FREAMINE III può essere miscelato a soluzioni di glucosio al 5% e somministrato in una vena periferica.

Ad esempio, per preparare una soluzione di FREAMINE III al 4, 25 in glucosio al 2,5%, trasferire asetticamente 500 ml di FREAMINE III all’8,5%, in un flacone da un litro contenente 500 ml di glucosio al 5%. Ogni litro della soluzione risultante fornisce 41 grammi di proteine equivalenti a 85 calorie di carboidrati, con osmolarità pari a circa 555 mOsm/litro.

Le emulsioni di grassi per via parenterale forniscono circa 9 calorie per grammo e possono essere somministrate, per un apporto calorico supplementare, unitamente alla miscela di aminoacidi + glucosio tramite un raccordo ad “Y”.

Le emulsioni di grassi non devono costituire l’unico apporto calorico poichè vari studi hanno evidenziato che il glucosio risparmia meglio l’azoto nel paziente stressato.

Risparmio di Proteine

Nei pazienti ben nutriti, leggermente catabolici, che necessitano di sostentamento parenterale per breve periodo, FREAMINE III può essere somministrato per via periferica, con o senza carboidrati.
Queste miscele possono essere preparate diluendo FREAMINE III all’8,5% con “Acqua per preparazioni iniettabili” o con Soluzioni di glucosio al 5% in modo da ottenere una soluzione isotonica o leggermente ipertonica da somministrare in una vena periferica. Per esempio si può preparare una soluzione di FREAMINE III al 4,5% trasferendo asetticamente 500 ml di FREAMINE III all’8,5% in un flacone da un litro contenente 500 ml di “Acqua per preparazioni iniettabili”. La soluzione risultante conterrà 41 g di aminoacidi con osmolarità pari a circa 430 mOsm/litro.

Una soluzione quasi isotonica di FREAMINE III al 3% può essere preparata trasferendo asetticamente 350 ml di FREAMINE III all’8,5% in un flacone da 1 litro parzialmente riempito con 650 ml di “Acqua per preparazioni iniettabili”. La soluzione risultante fornirà 29 grammi di aminoacidi totali per litro con osmolarità pari a circa 305 mOsm/l.

Posologia e somministrazione nei bambini

I bambini piccoli (fino a 10 Kg di peso corporeo), trattati con l’ alimentazione parenterale, ricevono generalmente da 2 a 3 g di proteine, da 120 a 150 calorie e 120-150 ml di liquido per kg di peso corporeo al giorno. Questo fabbisogno viene soddisfatto mediante somministrazione di una soluzione contenente circa il 2,12% di FREAMINE III e Glucosio al 20%. Miscele meno ipertoniche possono essere somministrate nelle vene periferiche.

Concomitanti somministrazioni di emulsioni di grassi possono essere effettuate in una vena centrale o in una vena periferica con un raccordo di somministrazione ad “Y”, per fornire acidi grassi essenziali ed aumentare l’apporto calorico. A causa dei cambiamenti fisiologici che si verificano rapidamente nei bambini piccoli, la dose giornaliera di miscela nutriente va aumentata lentamente all’inizio, con controlli frequenti dei parametri clinici e metabolici.

Bambini con peso superiore ai 10 Kg richiedono meno calorie e leggermente meno proteine: in genere da 50 a 80 calorie e 2 grammi di proteine per Kg di peso corporeo al giorno sono sufficienti.

PRECAUZIONI PER L’USO

L’uso sicuro ed efficace dell’alimentazione parenterale richiede una conoscenza approfondita dei problemi nutritivi, come pure un’esperienza clinica adeguata delle complicazioni che possono verificarsi.

Per un giusto controllo dell’alimentazione parenterale è necessario eseguire frequenti valutazioni cliniche e determinazioni di laboratorio.

Queste ricerche di laboratorio dovrebbero comprendere la glicemia, la proteinemia, i test sulla funzionalità epatica e renale, gli elettroliti, l’emogramma, il potere di combinazione della CO 2, l’osmolarità serica, l’ammoniemia, eventuali culture ematiche.

La somministrazione endovenosa di queste soluzioni può provocare sovraccarico volemico e/o di soluti con conseguente diluizione degli elettroliti serici, iperidratazione, stati congestizi o edema polmonare.

Il rischio di emodiluizione è inversamente proporzionale alla concentrazione del soluto della soluzione infusa. Il rischio di sovraccarico del soluto, che può provocare stati congestizi con edema periferico e polmonare, è direttamente proporzionale alla concentrazione della soluzione.

La somministrazione di aminoacidi o di idrolisati proteici ad un paziente con insufficienza epatica può provocare squilibri degli aminoacidi nel plasma, azotemia pre-renale, iperammoniemia, stupore e coma.

L’ammoniemia è particolarmente grave nei bambini piccoli, in quanto la sua comparsa nella sindrome causata da difetti metabolici genetici si associa spesso, anche se non necessariamente in rapporto causale, con il ritardo mentale.

Questa reazione appare correlata con il dosaggio, ed è più probabile che si sviluppi durante trattamenti a lungo termine. E’ essenziale controllare frequentemente i livelli di ammoniaca nel sangue del bambino.

Casi di iperammoniemia tipicamente asintomatica sono stati riportati in pazienti affetti da disfunzioni epatiche latenti. I meccanismi di questa reazione non sono chiaramente definiti, ma possono coinvolgere difetti genetici ed una funzionalità epatica “immatura” o ridotta a valori subclinici.

Le dosi degli aminoacidi da infondere vanno stabilite in base allo stato di nutrizione del paziente.

Se si presentano sintomi di iperammoniemia, la somministrazione va sospesa e si deve riesaminare lo stato clinico del paziente.

La somministrazione di aminoacidi in presenza di insufficienza renale o emorragia gastrointestinale può aggravare uno stato di iperazotemia. Non dovrebbero venire somministrati aminoacidi a pazienti con iperazotemia di qualsiasi origine, senza tener conto dell’apporto totale di azoto.

Sono necessarie valutazioni cliniche e determinazioni di laboratorio periodiche per controllare il bilancio dei fluidi, la concentrazione elettrolitica e l’equilibrio acido-base durante terapie parenterali prolungate o quando le condizioni del paziente richiedono tale valutazione. Con deviazioni significative delle concentrazioni normali può essere richiesta un’integrazione addizionale di elettroliti.

Le soluzioni nutritive fortemente ipertoniche vanno somministrate tramite un catetere a dimora inserito nella vena cava superiore.

La somministrazione di glucosio ipertonico quale fonte di calorie a pazienti diabetici o prediabetici richiede un’attenzione particolare. In tali pazienti, al fine di prevenire una grave iperglicemia, potrebbe rendersi necessaria la somministrazione di insulina.

Se, dopo diluizione con “Acqua per preparazioni iniettabili” o con soluzioni di Glucosio,

FREAMINE III viene somministrato nelle vene periferiche, assicurarsi attentamente che l’ago sia posto correttamente nel lume della vena. La zona della venipuntura va controllata frequentemente per segni di infiltrazioni. Se si manifestano trombosi o flebite sospendere l’infusione o cambiare la zona di infusione ed iniziare il trattamento appropriato.

Perdite straordinarie di elettroliti come quelle che si possono verificare durante aspirazione nasogastrica protratta, vomito, diarrea o drenaggio di fistole gastrointestinali possono richiedere un’aggiunta addizionale di elettroliti.

Si deve evitare un sovraccarico circolatorio, soprattutto nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Nei pazienti con infarto del miocardio, l’infusione di aminoacidi va associata al glucosio poichè nell’anossia gli acidi grassi liberi non possono essere utilizzati dal miocardio e l’energia deve essere prodotta anaerobicamente dal glicogeno o dal glucosio.

Per ridurre il rischio di possibili incompatibilità derivanti dalla mescolanza di questa soluzione con altre additivazioni, la soluzione finale deve essere ispezionata per torbidità o precipitati immediatamente dopo la miscelazione, prima della somministrazione e periodicamente durante l’infusione.

La somministrazione di glucosio in quantità superiore a quelle utilizzate dal paziente può provocare l’insorgere di iperglicemia e portare il malato al coma o alla morte.

La somministrazione di aminoacidi senza carboidrati può provocare accumulo di corpi chetonici nel sangue. Si può ottenere la correzione di questa iperchetonemia con l’infusione di carboidrati. E’

possibile prevenire l’acidosi metabolica e controllarla rapidamente mantenendo a livelli minimi la concentrazione totale del cloruro somministrato con il liquido di perfusione e aggiungendo alla miscela una parte dei cationi come acetati o lattati (vedi letteratura specifica per la preparazione della miscela).

L’ipofosfatemia è la conseguenza tipica dell’inavvertita omissione del fosfato dalla miscela: questa complicazione viene combattuta rapidamente e con successo mediante aggiunta di fosfato inorganico.

Per prevenire l’ipocalcemia, la somministrazione di fosfato va sempre integrata da un supplemento di calcio.

Precauzioni particolari da adottare nell’alimentazione venosa centrale.

L’alimentazione venosa centrale può comportare complicazioni che possono essere ridotte o prevenute tenendo conto di tutti gli aspetti del procedimento, compresi la preparazione della soluzione, la somministrazione e il monitoraggio del paziente.

E’ indispensabile seguire un programma preparato con la massima precisione e basato sulla pratica medica più aggiornata; è opportuno che se ne occupino medici esperti in alimentazione parenterale.

Benchè una discussione dettagliata sulle complicazioni dell’alimentazione parenterale esuli dagli scopi di questa pubblicazione, il seguente sommario riporta le più recenti acquisizioni in questo campo.

1. Informazioni di carattere tecnico: L’inserimento del catetere venoso centrale va considerato un vero e proprio intervento chirurgico. Si dovrebbero conoscere in modo approfondito le varie tecniche per l’inserimento del catetere, come pure le misure da adottare per l’identificazione ed il trattamento di eventuali complicazioni. Per informazioni di carattere tecnico e per ragguagli circa le zone più adatte per l’introduzione del catetere, leggere la letteratura medica che tratta questi argomenti. L’esame radiologico consente di verificare se il catetere è stato inserito correttamente.

In seguito ad un inserimento errato si possono avere: pneumotorace, emotorace, idrotorace, puntura dell’arteria e sua sezione trasversale, lesione del plesso brachiale, malposizione del catetere, formazione di una fistola arteriovenosa, flebite, trombosi, tamponamento pericardico, penetrazione di aria o di un embolo nel catetere.

2. Sepsi: Durante la nutrizione parenterale totale il rischio di sepsi è sempre presente. Poichè le soluzioni contaminate ed i cateteri sono fonti potenziali di infezione, è essenziale che la preparazione delle soluzioni, nonchè l’inserimento e la cura del catetere avvengano nella asepsi più rigorosa. E’

preferibile che le miscele delle soluzioni vengano effettuate nella Farmacia dell’Ospedale sotto cappa a flusso laminare (vedi letteratura specifica per la preparazione della miscela).

Il fattore “chiave” nella preparazione delle miscele è costituito dalla tecnica rigorosamente asettica, che impedisce la contaminazione inavvertita da contatto, sia durante la preparazione che dopo. Vari studi hanno dimostrato che gli idrolisati di caseina e di fibrina favoriscono lo sviluppo di germi molto più di FREAMINE III. Dopo la preparazione, le soluzioni per iperalimentazione parenterale vanno usate al più presto. La conservazione in frigorifero dovrebbe durare il meno possibile. La somministrazione di un singolo flacone non dovrebbe mai superare le 12 ore.

La terapia “classica” della sepsi è costituita dalla sostituzione del flacone somministrato con un altro appena preparato e con l’adozione di un nuovo raccordo, e dalla cultura della soluzione eliminata per la ricerca di eventuali contaminazioni batteriche o da funghi. Se la sepsi persiste e non si riesce ad identificare un’altra fonte di infezione, rimuovere il catetere e coltivarne l’estremità prossimale.
Quando la febbre diminuisce, inserire un nuovo catetere. La somministrazione di antibiotici per un trattamento profilattico, non specifico, è controindicata.

L’esperienza clinica ha dimostrato che il catetere è la fonte principale di infezioni, mentre le soluzioni preparate con tecnica rigorosamente asettica raramente sono causa di sepsi.

3. Complicazioni metaboliche: si sono avute le seguenti complicazioni metaboliche: acidosi metabolica, ipofosfatemia, alcalosi, iperglicemia e glicosuria, diuresi osmotica e deidratazione, ipoglicemia da rimbalzo, aumento degli enzimi epatici, ipo e ipervitaminosi, squilibri elettrolitici, iperammoniemia nei bambini, allergia quando si usano idrolisati proteici.

Allo scopo di prevenire o di ridurre al minimo il rischio di queste complicazioni è opportuno sottoporre il paziente a frequenti valutazioni cliniche e ad esami di laboratorio, specie durante i primi giorni di trattamento.

SOVRADOSAGGIO

Qualora si somministrino dosi elevate di Freamine III è necessario ricorrere a frequenti esami di laboratorio. La somministrazione troppo rapida o di dosi in eccesso può comportare ad es. iperazotemia prerenale.

Per quanto il Freamine III non contenga quantità apprezzabili di ammoniaca libera (da 0,1 a 1 mg/100ml) e la formula aminoacidica sia stata regolata in modo da ridurre la possibilità di iperaminoacidemie, in presenza di epatopatia grave si possono verificare sia iperammoniemia che livelli elevati di aminoacidi ramificati nel plasma; nelle somministrazioni massive si può instaurare anche coma epatico.

In questi casi sospendere la somministrazione di Freamine III e sostituirlo con la soluzione F080.

In molti pazienti la miscela di Freamine III più glucosio ipertonico, somministrata troppo rapidamente può comportare ipeglicemia e glicosuria: è necessario in questi casi ridurre la velocità di somministrazione per vena centrale di miscele di Freamine III e quando la somministrazione di glucosio ipertonico (al 30%, al 50% o al 70%) con aggiunta di insulina viene sospesa bruscamente, infondere per vena periferica una soluzione contenente glucosio al 5% per prevenire un’ipoglicemia di rimbalzo.

Nei casi di acidosi metabolica controllare la concentrazione dei cloruri ed aggiungere alla miscela i cationi solo come acetati o lattati. L’ipofosfatemia è frequentemente la conseguenza dell’inavvertita omissione del fosfato dalla miscela; questa complicanza viene corretta mediante aggiunta di fosfato inorganico. Per prevenire l’ipocalcemia, la somministrazione di fosfato va sempre integrata da un supplemento di calcio.

Nelle nutrizioni parenterali totali prolungate, considerate anche l’apporto di ferro, iodio ed oligoelementi (zinco, rame, manganese, cromo, ecc.), sulla base dei dati clinici e di laboratorio.

Nei pazienti con infarto miocardico l’infusione di aminoacidi va associata al glucosio poiché nell’anossia gli acidi grassi liberi non possono essere utilizzati dal miocardio e l’energia deve essere prodotta anaerobicamente dal glicogeno e dal glucosio.

Istruzioni per l’uso e la manipolazione

Soluzione da utilizzare per fleboclisi in vena periferica o centrale.

Ispezionare ogni flacone prima dell’uso. Capovolgere il flacone e controllare attentamente la soluzione in condizioni ottimali di visibilità per rilevare eventuali particelle o torbidità; controllare che il flacone non presenti incrinature o altri danni. La presenza del vuoto assicura l’integrità del flacone: per verificarlo innestare il raccordo a flacone capovolto o orizzontale.

Se non si osserva un vivace gorgogliamento, scartare il flacone.

Durante la somministrazione ricontrollare il flacone almeno una volta ogni ora. Se si notano segni di contaminazione della soluzione oppure se il paziente manifesta febbre o brividi sospendere immediatamente la somministrazione ed informare il medico.

Attenzione l’alimentazione parenterale va praticata solo da personale pratico di questa metodica terapeutica ed a conoscenza delle possibili complicazioni.

Dopo la preparazione, le soluzioni per iperalimentazione parenterale vanno usate al più presto. La conservazione in frigorifero dovrebbe durare il meno possibile. La somministrazione di un singolo flacone non dovrebbe mai superare le 12 ore.